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Arteriopatia e drenaggio circolatorio

arteriopatia diabetica

Vogliamo testimoniare oggi gli effetti benefici che si possono avere con il linfodrenaggio e il drenaggio venoso manuale in un caso di grave insufficienza circolatoria.

arteriopatia diabetica

Fig. 1 Piede diabetico prima e dopo il trattamento manuale

Nella foto sono evidenti i segni di sofferenza di una paziente di 81 anni con  grave arteriopatia dovuta a diabete. La sindrome risulta chiaramente aggravata dall’ipomobilità cui l’affaticabilità di pregresso intervento al cuore la mette sotto il piano respiratorio. Inoltre l’artrosi avanzata alla colonna vertebrale e alle anche rallenta e rende ulteriormente  difficili tutti gli spostamenti e le attività quotidiane.

Il nostro angiologo prescrive  cura farmacologica intensiva per contenere le ulcere presenti sulla parte anteriore delle gambe, regolarmente medicate per prevenire le infezioni cui queste lesioni sono pericolosamente soggette. D’obbligo una terapia antibiotica locale. L’aiuto della fisioterapia serve ad alleggerire il carico delle estremità dal drenaggio sia linfatico che venoso cui  sono sottoposte.

La seduta manuale viene effettuata al meglio delle possibilità, non potendo eseguire il protocollo standard di trattamento a causa di più di un ostacolo:

  • la paziente non riesce a stare completamente distesa per via dei problemi respiratori;
  • i linfonodi inguinali sono ulteriormente ostacolati dalla compressione esercitata da  un abnorme prolasso addominale che la signora ha sviluppato più di quarant’anni fa, a seguito di una gravidanza e mai curato, anzi aggravato da un sovrappeso importante per molti anni;
  • la zona della gamba ulcerata non si può  manipolare.

Nonostante queste difficoltà sono evidenti i benefici che da un lavoro manuale mirato all’aspetto circolatorio del segmento trattato si possono ottenere. Le fotografie a confronto si riferiscono all’aspetto del piede destro a inizio e fine seduta.

Il protocollo scelto prevede un ciclo intensivo di 2/ 3 sedute a settimana per poi impostare un programma di mantenimento diradando la frequenza delle sedute. Il tutto chiaramente accompagnato da un programma di “educazione” alimentare e comportamentale per evitare ricadute a questo livello di gravità, comunque consapevoli che l’obiettivo non può essere la risoluzione completa della problematica , viste tutte le condizioni che sussistono alla base.

Tiziana Bini, Dott.ssa in Fisioterapia