La signora P. è una paziente di 71 anni, molto sportiva, velista amatoriale. Purtroppo, nel praticare questa sua passione, subì un trauma contusivo al ginocchio destro durante un’uscita in barca circa 5 anni fa. Da quel giorno la sua vita è cambiata ed ha iniziato un percorso di fisioterapia, visite specialistiche e infiltrazioni senza ottenere risultati. Nello specifico, nei primi sei mesi il dolore al ginocchio è sempre stato forte e le immagini, sia delle radiografie che della risonanza magnetica, evidenziavano solo una forte artrosi e un’infiammazione generale dei tessuti molli, nonché, durante la deambulazione, anche una vistosa zoppia. La paziente ha quindi effettuato una ulteriore visita specialistica fisiatrica, durante la quale le è stata riscontrata un’infrazione della rotula dx che non era stata rilevata dalle precedenti visite per le quali aveva portato le stesse immagini radiografiche. Il fisiatra consiglia dunque di effettuare un trattamento farmacologico. Nonostante ciò, la signora P. non ha mai avuto miglioramenti anzi, nel corso di questi anni la situazione si è aggravata fino a lesionare del tutto l’articolazione del ginocchio e la cartilagine compromettendo anche le AVQ (attività di vita quotidiana).
Fig. 1 Rx in diverse proiezioni del ginocchio
Nel 2017 la paziente decide di farsi operare per tentare di risolvere la situazione, perché con il ginocchio, ormai senza cartilagine, non riusciva ad avere margine per una vita normale.
Viene quindi deciso dall’equipe medica di effettuare una protesi al ginocchio dx (mantenendo la rotula) della paziente che rimane in degenza nel reparto di ortopedia per 2 giorni senza alzarsi mai dal letto e, successivamente, viene trasferita presso la clinica per iniziare il suo iter riabilitativo. La signora si alza dal letto dopo ben cinque giorni.
In questo periodo la sintomatologia evidenzia un ginocchio gonfio, globoso, caldo con dolore e limitazione al movimento. Viene trattata con kinesiterapia, kinetek, elettrostimolazione, laser e dopo 24 giorni viene dimessa dalla struttura con il permesso di caricare e deambulare con una stampella. Sotto consiglio medico continua la riabilitazione in un centro di fisioterapia, ma nei primi dieci giorni trascorsi i risultati sono scarsi, ed effettuando alcune ricerche su internet viene a conoscenza del nostro centro e decide di iniziare con noi un nuovo percorso riabilitativo. Insieme a una collega conosco quindi la signora che a un primo esame, oltre ai segni clinici mostrati in precedenza ha un atteggiamento di extra rotazione dell’arto inferiore destro con un carico alterato sul bacino. Per evitare di perdere altro tempo inviamo la paziente dal nostro ortopedico di fiducia, esperto nell’articolazione del ginocchio (oltre che del gomito e della spalla), che dopo aver preso atto dell’anamnesi, le prescrive: laser, elettrostimolazione, kinesi terapia ed esami per verificare l’eventualità di infezione (che daranno esito negativo).
Poiché la situazione si mantiene ancora statica, anzi il ginocchio sempre più dolente e irritato, decido di consultarmi nuovamente con l’ortopedico e concordiamo di effettuare alla paziente solo un trattamento manuale a distanza cioè senza coinvolgere direttamente l’articolazione interessata in modo da riequilibrare le varie disfunzioni che si sono venute a creare principalmente per una postura scorretta derivante da problemi antalgici e dalle alterazioni dovute alla gestione del carico negli ultimi 5 anni. Contemporaneamente viene svolto un lavoro alla muscolatura del ginocchio per rafforzare i muscoli del quadricipite e di tutta la muscolatura dell’arto inferiore.
Fig. 2 Esercizio isometrico per i muscoli quadricpiti
Oltre al lavoro di inibizione muscolare sono state usate anche tecniche di energia muscolare (M. E. T.) definibili come un sistema di terapia manuale per il trattamento delle limitazioni di mobilità che combinano la precisione della mobilitazione passiva con l’efficacia, la sicurezza e la specificità della terapia riabilitativa e dell’esercizio terapeutico. La terapia si basa sul riequilibrio del bacino e su tutta la muscolatura connessa a questa struttura, ad esempio retto del femore, tensore della fascia lata, muscolo psoas, quadrato dei lombi, iliaco e dell’articolazioni dell’anca e del piede. Mentre controllo le procedure, la paziente fornisce le forze di correzione e le energie per il trattamento seguendo le mie indicazioni. I risultati sono buoni e la paziente riferisce dolore meno persistente e che tende ad accentuarsi solo nei movimenti di stress totale dell’articolazione. L’ortopedico sta comunque valutando se è necessario inserire una protesi di rotula.
Flavio Canavacci, Dottore inFisioterapia