Deglutizione e postura

Deglutizione

Quando deglutire incide sulla postura: il ruolo dell’osteopatia

Vediamo in questo articolo la relazione tra la deglutizione e la postura ed il ruolo dell’osteopatia in questa relazione.

La lingua

La lingua è un muscolo molto importante e inizia a funzionare già durante la vita intrauterina.
È formata da 17 muscoli divisi in due gruppi:

  • quelli interni, che permettono movimenti precisi,
  • e quelli esterni, che collegano la lingua ad altre parti del corpo, come la mandibola e l’osso sotto la lingua (osso ioide), e la fanno muovere in avanti, indietro, in alto e in basso.

La lingua ha due funzioni fondamentali:

  • ci aiuta a deglutire (ingoiare)
  • a parlare correttamente.

Durante la deglutizione, la trachea, situata anteriormente all’esofago, viene sollevata per permettere la chiusura superiore da parte dell’epiglottide. Questo meccanismo è fondamentale per impedire che il bolo alimentare entri nelle vie respiratorie, indirizzandolo invece correttamente verso l’esofago.

In media, deglutiamo circa 2000 volte al giorno. Ogni atto deglutitorio comporta un preciso movimento di sollevamento e avanzamento della laringe e della trachea, che avviene grazie a una coordinazione fine della muscolatura sopraioidea. Questa muscolatura è funzionalmente connessa alla lingua, pur non inserendosi direttamente su di essa.

Il bambino

Nel bambino con deglutizione disfunzionale, la posizione o il movimento alterato della lingua ostacola il corretto funzionamento della muscolatura sopraioidea. Di conseguenza, il collo si assume il compito di facilitare il movimento laringeo, dando origine a un gesto compensatorio noto come “movimento a gallinaccio”, visibile ogni volta che il bambino deglutisce.

Per adattarsi, il corpo mette in atto un compenso posturale: il rachide cervicale aumenta la sua curva fisiologica (lordosi), portando il collo in avanti. Questo permette alla trachea di spostarsi più facilmente verso l’alto e in avanti, anche in assenza di una corretta dinamica linguale.

Cosa accade quando deglutiamo?

Durante la deglutizione, la lingua raccoglie la saliva nella sua porzione centrale e la spinge verso il palato. Da lì, con un movimento coordinato e fluido – simile a un’onda – la lingua proietta il bolo salivare verso la faringe.
In questa fase, più che una spinta meccanica, si genera un effetto di risucchio a livello faringeo, che favorisce il passaggio del contenuto verso l’esofago.

Questo meccanismo è essenziale non solo per la deglutizione in sé, ma anche per la salute delle vie aeree superiori.
Nella porzione posteriore della faringe, infatti, si trovano gli sbocchi:

  • dei seni paranasali (mascellari e frontali),
  • della tuba di Eustachio, che mette in comunicazione la faringe con l’orecchio medio.

Disfunzione

Una deglutizione disfunzionale, quindi, può alterare le pressioni in queste aree e contribuire a disturbi come:

  • otiti ricorrenti,
  • sinusiti persistenti,
  • raffreddori cronici difficili da risolvere.

La maggior parte dei bambini che soffre di otite ha una deglutizione disfunzionale.

Le tre funzioni fondamentali per l’essere umano — respirazione, deglutizione e masticazione — sono strettamente interconnesse e si influenzano reciprocamente.
La respirazione ideale avviene attraverso il naso, con la lingua posizionata sul palato, i denti a contatto e la bocca chiusa.

Tuttavia, condizioni come:

  • ipertrofia adenoidea,
  • deviazione del setto nasale,
  • frenulo linguale corto

possono ostacolare la respirazione nasale, costringendo la persona a respirare con la bocca aperta.

In questa situazione:

  • La mandibola si abbassa e trascina con sé la lingua in una posizione bassa.
  • La lingua, che normalmente oppone una forza al contenimento delle guance sul palato, non è più in grado di bilanciare le pressioni.
  • Nel tempo, ciò può determinare un palato più stretto e ogivale.

Inoltre, la posizione bassa della lingua può favorire una maggiore eruzione degli incisivi inferiori, creando un precontatto anteriore (i denti toccano prima) quando si chiude la bocca.
Per evitare questo contatto, i muscoli masticatori retrudono la mandibola, generando una compressione posteriore dell’articolazione temporo-mandibolare (ATM).

Questa posizione forzata della mandibola porta a iperattivazione dei muscoli masticatori durante il giorno, e durante la notte a episodi di bruxismo (serramento e digrignamento), che con il tempo appiattisce i denti.

Respirazione

Ma il dato più rilevante è che, soprattutto nei bambini, una mandibola cronicamente retrusa ostacola la deglutizione e la respirazione, costringendo il corpo a proiettare in avanti il capo per compensare.
Questa compensazione comporta sovraccarico della colonna cervicale, alterando la postura e favorendo l’insorgenza di sintomatologie muscolo-scheletriche, con ripercussione sulle spalle e la colonna dorsale e lombare.

L’osteopatia

L’intervento dell’osteopata può davvero fare la differenza.
Nel cranio, in particolare nella parte chiamata splancnocranio (quella che comprende le ossa della faccia), si possono riscontrare tensioni profonde tra le ossa, spesso invisibili ma significative.

Attraverso tecniche osteopatiche delicate e specifiche, non strutturali ma craniali, è possibile ridare mobilità ed elasticità a ossa come:

  • frontale, zigomo, mascellare, palatino, mandibola,
  • ma anche a ossa centrali come temporale, sfenoide, etmoide e vomere.

Liberare queste zone da restrizioni può avere effetti profondi sull’equilibrio globale del corpo, migliorando funzioni come la respirazione, la deglutizione e l’occlusione. In molti casi, questo tipo di trattamento aiuta il paziente a ritrovare un nuovo benessere.

D.O. Lorenzo Rubino