L’aponeurosi palmare è una guaina tendinea che ricopre il palmo della mano. E’ soggetta a patologia benigna caratterizzata da ispessimento e retrazione sclerotica a formare un “nodulo” fibroso sottocutaneo. Guillaume Dupuytren fu il medico che identificò la sindrome nel 1831.
Frequentissima patologia della mano, con netta prevalenza nel sesso maschile soprattutto in Europa (Norvegia in particolare; da qui la definizione di malattia dei Vichinghi) dopo i 50 anni. In circa la metà dei casi colpisce entrambe le mani preferendo in ordine: anulare, mignolo, medio, indice e pollice
Sconosciute le cause; oltre ai fattori meccanici determinati dalle attività svolte quotidianamente o da singoli episodi traumatici, sembra avere una certa influenza la genetica (che ne determinerebbe una certa predisposizione). L’abuso di alcool con i conseguenti danni circolatori e alterazioni del metabolismo lipidico sarebbe ulteriore fattore predisponente come del resto l’assunzione di alcuni farmaci.
- Stadio 0: si evidenzia la formazione del nodulo senza limitazione funzionale. All’inizio neanche visibili ma solo apprezzabili alla palpazione, non sempre dolente;
- Stadio I: flessione palmare del dito interessato inferiore a 45°;
- Stadio II: la flessione digitale è compresa tra i 45° e i 90°;
- Stadio III: la flessione peggiora fino a 135°;
- Stadio IV: la flessione palmare del dito o delle dita coinvolte supera i 135°.
Vista l’obiettività dei sintomi del percorso patologico la diagnosi è meramente clinica e non necessita di indagini strumentali.
Il trattamento della malattia di Dupuytren a seconda del grado di gravità può essere esclusivamente fisioterapico o necessitare di previo intervento chirurgico, che però comporta comunque un alto rischio di recidiva, soprattutto con la vecchia tecnica che prevede l’asportazione del tessuto aponevrotico fibrotizzato (un tempo si procedeva all’asportazione dell’intera aponeurosi palmare o alla semplice resezione della “corda”). Oggi si esegue spesso anche asportazione e trapianto del tessuto cutaneo soprattutto nei pazienti molto giovani: a scapito di un brutto risultato estetico si riduce drasticamente il rischio di recidiva (che è normalmente di circa il 50% dei casi in un arco di tempo di 5 anni).
La fisioterapia prevede: massaggio del tessuto connettivo, mobilizzazioni e ultrasuoni ottenendo buoni risultati nei primi stadi della malattia. Nel caso di intervento chirurgico, d’obbligo la fisioterapia postoperatoria per recuperare la mobilità della mano e ostacolare la fibrotizazione della cicatrice sul palmo della mano.
Tiziana Bini, Dott.ssa in Fisioterapia