Normalmente in pazienti con forte limitazione non più giovani, o laddove siano insufficienti i muscoli necessari a garantire stabilità all’articolazione, qualora sia necessaria un’operazione di protesizzazione della spalla si sceglie la protesi inversa.
La spalla è composta da tre ossa: la scapola, l’omero (osso del braccio) e la clavicola. Quattro muscoli formano la cuffia dei rotatori: sopraspinato, infraspinato, piccolo rotondo e sottoscapolare. Questo complesso, oltre a permettere i movimenti del braccio, servono anche a stabilizzare l’articolazione, ossia a mantenere la superficie sferica della testa dell’omero dentro la cavità della scapola in cui alloggia.
Fig. 1 Articolazione della spalla
Quando la cuffia dei rotatori non è in grado di svolgere questo secondo ruolo si è pensato di invertire la meccanica della spalla, costruendo una protesi dove la parte convessa e la concava sono invertite nella’articolazione.
Fig. 2 Protesi di spalla inversa
Questo modello ha portato a una spalla molto più stabile: la presa articolare più profonda impedisce slittamenti durante i movimenti del braccio e alcuni muscoli riescono ad essere più efficiaci nel loro lavoro evitando la limitazione dell’escursione articolare dovuta alla mancanza dei muscoli della cuffia.
Il risultato finale è una spalla che funziona meglio, perdipiù meno dolorosa e più duratura negli anni (studi a oltre 10 anni hanno evidenziato una sopravvivenza del 90 % delle protesi).
All’intervento normalmente si arriva comunque come ultima possibilità. La figura del fisioterapista entra in gioco sia per chi decide di non sottoporsi all’intervento e di convivere con il problema alla spalla sia se si prevede di sottoporsi all’intervento di protesi. Prima della chirurgia va infatti incoraggiato il movimento e il mantenimento della forza muscolare residua.
Nel post intervento sarà indicato l’uso di un tutore da togliere più volte durante la giornata per eseguire regolarmente esercizi, insegnati già a 24 ore dall’intervento.
La fisioterapia continuerà nelle settimane successive per:
- alleviare il dolore (massoterapia e controllo della postura);
- rieducare la propriocezione (la cognizione del proprio corpo nello spazio);
- lavorare sulla mobilità della spalla in modalità passiva e attiva assistita;
- controllare i movimenti da evitare per evitare la lussazione della protesi;
- recuperare gradualmente la forza muscolare necessaria ai movimenti attivi
Il paziente tornerà alle sue normali attività in pochi mesi.
Tiziana Bini, Dott.ssa in Fisioterapia