Lo spazio delimitato dai muscoli Scaleno anteriore e Scaleno mediano, dalla I costa e dalla clavicola , nonché dai muscoli succlavio e piccolo pettorale prende il nome di stretto toracico. In questo spazio trovano posto il plesso brachiale (il plesso nervoso che innerva il braccio) e l’arteria succlavia (il vaso del sistema circolatorio che irrora l’arto superiore).
Fig. 1 Anatomia dello stretto toracico
Una compressione di queste strutture comporta sintomi che coinvolgono tutto l’arto superiore con prevalenza di componente nervosa o vascolare. I sintomi neurologici sono:
- parestesie (formicolii)
- dolore
- atrofia muscolare spesso fino ai muscoli della mano
e sono aggravati da attività impegnative come il trasportare o sollevare dei pesi. Ciò diventa invalidante anche nella quotidianità per molte professioni e hobby.
La variazione di temperatura (freddezza dell’arto) e il crollo del polso arterioso (rilevazione della frequenza cardiaca) sono invece i sintomi di coinvolgimento vascolare.
La causa può essere genetica (strutture ipertrofiche) o determinata da presenza di fibrotizzazioni e muscoli ipertonici che riducono fisicamente lo spazio anatomico descritto.
Il test più affidabile è la produzione della sintomatologia nell’abduzione del braccio, come nell’asciugarsi i capelli con il phon.
Fig. 2 L’atto di abdurre il braccio determina riduzione fisiologica dello spazio descritto provocando la comparsa della sintomatologia
Il trattamento non invasivo mira ad aumentare lo spazio descritto con il miglioramento della postura, e il rilassamento della muscolatura di tutta la zona:
- massaggi
- taping
- esercizi di stretching
E’ richiesto attivo coinvolgimento del paziente nell’eseguire esercizi di stretching degli scaleni, dello sternocleidomastoideo, dei pettorali e di tutti i muscoli del collo. La respirazione diaframmatica diventa fondamentale per evitare il coinvolgimento dei muscoli respiratori accessori che non devono “lavorare” tutto il giorno.
Consigli per dormire correttamente e per svolgere le attività quotidiane senza provocare sintomi permettono ai pazienti di raggiungere uno stato soddisfacente nella maggiorparte dei casi.
Nei casi più ostici si ricorre alla fine alla chirurgia che prevede la resezione o del muscolo scaleno, o della I costa per ampliare lo spazio.
Tiziana Bini, Dott.ssa in Fisioterapia