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Scarpe minimaliste

scarpa minimalista

Sempre più case costruttrici cominciano ad offrire nel loro catalogo modelli di scarpe  minimaliste. Già uno studio del 2004 aveva anticipato come le calzature troppo ammortizzate e rigide, diffusissime  tra i runner negli ultimi venti anni e più, abbiano modificato il gesto atletico del piede in corsa con conseguenze di carico anche sui distretti articolari superiori. Oggi diversi podisti si orientano su scarpe definite “minimaliste”: poco o nulla ammortizzate, con “drop” (differenza di altezza tra tallone e avampiede) uguale a zero, con suola molto flessibile, senza sostegno plantare, allo scopo di riallenare il piede a un esercizio più naturale. La teoria su cui si basa la costruzione di queste scarpe si fonda sulla constatazione che i pochi podisti che spontaneamente corrono “di punta” piuttosto che di tallone sono più raramente soggetti ad infortuni. Ciò sarebbe dovuto al fatto che le scarpe ammortizzate o correttive l’appoggio del piede ridurrebbero i carichi sul piede, non correggendo – se non addirittura aggravando – eventuali disfunzioni biomeccaniche di tutto l’arto inferiore. La scarpa minimalista indurrebbe il soggetto ad approcciare il suolo di punta, riducendo il carico all’impatto con il suolo (vertical loading rate) e migliorando di conseguenza tutti i parametri di stile, inclusa la cadenza del passo con inevitabili ripercussioni sulla velocità. Ciò dovrebbe di conseguenza diminuire l’incidenza di tutti quegli infortuni tipici dei runner.

La riduzione del rischio di infortunio sarebbe inoltre legata a una migliore performance della muscolatura estrinseca ed intrinseca del piede che verrebbe, secondo uno studio condotto a Bristol, maggiormente sollecitata con scarpe “minimaliste”.

scarpa minimalista

Fig.1 le Vibram usate nello studio cui ci si riferisce nell’articolo: Chen TL, Sze LK, Davis IS, Cheung RT. Effects of training in minimalist shoes on the intrinsic and extrinsic foot muscle volume. Clin Biomech (Bristol, Avon). 2016 May 10;36:8-13.

Il condizionale è d’obbligo essendo comunque una controtendenza rispetto a ciò che è stato l’orientamento alla scelta delle scarpe da parte dei podisti negli ultimi 30 anni e di conseguenza con una serie di osservazioni e valutazioni ancora da perfezionare e da considerare sul lungo periodo.

 Tiziana Bini, Dott.ssa in Fisioterapia