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Esiti intervento Sindrome di Haglund

Sindrome di Haglund

A. è una donna di 58 anni, arrivata all’intervento dopo diagnosi di sindrome di Haglund al piede sinistro dopo mesi di terapia conservativa poco efficace. Il decorso dell’immediato post-operatorio purtroppo non è stato dei più sereni: la cicatrice laterale  si è dapprima infettata  e poi ha formato un cheloide poco compatibile con il recupero completo della mobilità della caviglia, oltre che della sensibilità. A più di un mese dall’intervento permangono ancora delle parestesie piuttosto fastidiose che impediscono un appoggio a terra tranquillo. Dallo schema del passo alterato  consegue inoltre una postura scorretta che ha determinato anche l’insorgenza di un mal di schiena pressoché costante durante l’arco della giornata. La riduzione della mobilità ha infine infierito su un metabolismo già rallentato provocando un aumento di peso corporeo che non giova né alla lombalgia né al piede.

La paziente arriva a studio piuttosto demoralizzata dopo quasi due mesi dall’intervento vedendo la sua situazione sintomatologica addirittura peggiorata.

All’esame clinico si nota la cicatrizzazione, come detto, non  ottimale, un certo edema ancora presente nella zona periachillea e una dolenzia pericalcaneare piuttosto marcata alla palpazione  e al leggero sfioramento.

Si inizia trattamento proprio con la manualità del massaggio connettivale per:

  • ammorbidire i tessuti delle cicatrici;
  • aiutare  i recettori  nervosi  al recupero di una normale sensibilità;
  • decontrarre i muscoli lombosacrali e allentare la tensione dolorosa a questo livello.

Manovre leggere di linfodrenaggio aiutano a smaltire il persistente stato infiammatorio  dei tessuti traumatizzati dall’intervento e una cauta chinesi passiva aiuta a recuperare mobilità alle articolazioni e a vincere la paura di muoversi. Già dopo le prime 2 sedute la paziente si dice soddisfatta e meravigliata dei progressi fatti in termini di autonomia negli spostamenti sulle proprie gambe e di svolgimento delle attività quotidiane. La guadagnata autonomia concede la possibilità di eseguire anche dei semplici esercizi in autonomia a casa ed accelerare così il percorso terapeutico che andrà avanti con la rieducazione dello schema corretto del passo senza i bastoni canadesi adottati finora  e alla rieducazione posturale.

Tiziana Bini, Dott.ssa in Fisioterapia