L’alluce rigido è un alluce che perde la sua fisiologica mobilità articolare, il fenomeno si verifica inizialmente come difesa dal dolore, dovuto al ricorrente stadio infiammatorio acuto dell’artrosi dell’articolazione metatarso-falangea che con il tempo diventa vera e propria limitazione meccanica. Nella fase infiammatoria, spesso il dito è addirittura gonfio.
Molto spesso la rigidità si manifesta come una forma genetica: l’elevazione del primo metatarso limita e talvolta impedisce il movimento (soprattutto la dorsiflessione). In questo caso il sovraccarico degli altri metatarsi determina un dolore alla pianta del piede più che all’articolazione responsabile, almeno all’esordio dei sintomi. La rigidità dell’alluce infatti impedisce a questo dito di svolgere la sua funzione di “spinta” nella fase propulsiva del passo, delegando quindi alle altre articolazioni metatarso-falangee questo carico di lavoro, per il quale non sono funzionalmente deputate. L’ipercheratosi plantare (formazione di calli in corrispondenza delle teste metatarsali) è l’espressione del tentativo di difesa da questo sovraccarico funzionale. Le dita a martello sono frequenti degenerazioni dovute allo stesso fenomeno.
Visivamente la “cipolla” (tipica dell’alluce valgo), è in questo caso più dorsale; la falange distale dell’alluce tende a sollevarsi, portando l’unghia a battere contro la tomaia della scarpa.
La terapia conservativa ha lo scopo di ridurre il dolore: antinfiammatori per uso locale e terapie fisiche fino alle infiltrazioni intra-articolari di cortisone. Possono essere utili i plantari in caso di metatarsalgia. Fondamentale la chinesiterapia passiva e attiva e la ginnastica posturale per quanto riguarda la fisioterapia.
Tiziana Bini, Dott.ssa in Fisioterapia